Affitti, per trovar casa a Napoli servono quattro mesi
Il capoluogo campano è la città dove prendere un alloggio in locazione richiede più tempo. Seguono Bari e Palermo. In media in Italia l’appartamento costa 500 euro al mese. E i prezzi sono in aumento.
Stefania Aoi
Quasi quattro mesi a Napoli, tre e mezzo a Bari e tre a Palermo e Aosta. Sono queste le città dove per trovare una casa in affitto si impiega più tempo rispetto alla media italiana che si aggira intorno ai due mesi. Questo perché, in alcuni centri urbani del nostro paese, le famiglie si spostano meno di frequente che altrove. Ai piedi del Vesuvio per esempio restano circa tre anni nello stesso appartamento, quindi ben più a lungo dei 27 mesi che si registrano in altre città. Il dato emerge dal Rapporto sulle locazioni pubblicato dal sito Solo Affitti, con il supporto scientifico della società di ricerca Nomisma. Il portale per chi cerca un’abitazione indica anche le città dove è più facile prender casa. Ed ecco che prime fra tutte si posiziona Perugia, dove basta un mese e mezzo, poi Milano e Firenze (1,7 ciascuno) e ancora Catanzaro e Venezia (1,8).
Napoli invece, non solo si piazza come la città più complicate per chi deve andare a vivere in affitto, ma è anche tra le più care. Se il prezzo medio nazionale è di 516 euro al mese. Nel capoluogo campano se ne spendono invece 546. E tra i capoluoghi di regione è anche quello dove i canoni sono aumentati di più nel corso del 2015 (+6,3 per cento). Addirittura i prezzi dei monolocali hanno segnato un incremento del 20 per cento. I bilocali dell’11 per cento, i trilocali del 4. Anche a livello nazionale i canoni sono tornati a crescere dell’1,7 per cento nel 2015, dopo cinque anni di contrazione. A trainare l’aumento è stata l’impennata dei prezzi a Bologna (+11,6 per cento), Bari (+8,5), Perugia (+9), Genova (+5,5) e Catanzaro (+5,2).
Se c’è chi sale, non manca chi scende. A Palermo i prezzi degli affitti sono calati di quasi un 8 per cento. Seguono Potenza e Campobasso (-5), Roma (-2,2), Trieste (-1,9) e Trento (-1,2). Secondo Solo Affitti in questi anni è anche mutato il modo di affittare. Sempre più italiani ad esempio ricorrono alla cedolare secca, preferendola alla tassazione Irpef che viene utilizzata sempre meno. La cedolare è impiegata nell'87 per cento dei casi. Cresce anche il ricorso al canone concordato che nel 2014 era applicato nel 37 per cento dei contratti e nel 2015 nel 43 per cento. Così come il numero di famiglie che va in affitto perché non può permettersi di comprate (+10 per cento). Ottenere un mutuo, soprattutto se non si ha un contratto a tempo indeterminato è diventato difficile.
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